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Pubblicato da La gioia della preghiera

5 Marzo : San Foca di Sinope, martire - preghiera, litanie e vita

Preghiera a San Foca

di Don Pasquale Sergi, parroco

 

O San Foca, nostro amabile Protettore, eccoci, umilmente, fidu­cio­samente prostrati ai tuoi piedi! Vogliamo ulteriormente riflettere sull'impor­tanza che hai per tutti noi. Vogliamo riscoprire la giusta dimensione della tua presenza nella nostra Comunità, una Comunità travagliata da tanti problemi, ma una Comunità desiderosa di pace, di giustizia, di amore.

E siccome siamo ben consapevoli che tali valori ci vengono solo dall'alto, oggi, osiamo chiederli all'Eterno Padre tramite la tua amabile persona.

Tre secoli fà, la tua sacra effigie generosa­mente ci è stata donata dai Padri Agostiniani. Oggi, siamo quì, non ad accettarti in dono, ma a sceglierti, con coscienza e responsabilità, come nostro Protettore e Patrono.

Abbiamo bisogno del tuo patrocinio, abbiamo bisogno della tua protezione, abbiamo bisogno di sentirci legati a te. Legati da un sincero amore, legati da un unico obiettivo: Dio!

Tu l'hai già raggiunto, hai saputo ben vivere e sei morto eroicamente in difesa di ciò che di più nobile vi era in te: la fede, l'amore in Dio!

E' per questa tua donazione totale che, oggi, tu sei vivo: sei vivo nella Chiesa, sei vivo nella nostra Comunità di Francavilla, sei vivo nei nostri cuori.

Sì, tante volte ci siamo dimostrati indegni della tua protezione, del tuo amore; tante volte non abbiamo capito che tu sei «mezzo di santifica­zione» e non «la Santificazione».

Oggi, sappiamo che tu vuoi condurci a Cristo! La Novena, in tuo onore, c'insegna proprio questo: rinnovarci dentro, per saper vivere quotidianamente da figli di Dio, quali, per dono, siamo.

Perdona le nostre colpevolezze, la nostra superficialità; accetta, oggi, il nostro cuore: te lo vogliamo dare in dono, perchè, tramite la tua persona, sia purificato, e così, un giorno, offrirlo, per sempre, a chi ci è Padre e Creatore. Amen.

 

 

Litanie a San Foca martire

 

San Foca Martire, prega per noi.

San Foca pieno di fede, prega per noi.

San Foca pieno d'amore, prega per noi.

San Foca nostro protettore, prega per noi.

San Foca nostro difensore, prega per noi.

San Foca perseguitato per la fede, prega per noi.

San Foca condannato a morte, prega per noi.

San Foca scampato dai serpenti, prega per noi.

San Foca vittorioso nella fede, prega per noi.

San Foca che hai portato la palma del martirio, prega per noi.

San Foca esempio di ospitalità, prega per noi.

San Foca esempio di carità, prega per noi.

San Foca esempio di giustizia, prega per noi.

San Foca esempio di verità, prega per noi.

San Foca esempio di abnegazione, prega per noi.

San Foca esempio di pietà, prega per noi.

San Foca esempio di obbedienza, prega per noi.

San Foca esempio di pazienza, prega per noi.

San Foca esempio di saggezza, prega per noi.

San Foca esempio di misericordia, prega per noi.

San Foca amabile, prega per noi.

San Foca ammirabile, prega per noi.

San Foca degno di devozione, prega per noi.

San Foca degno di lode, prega per noi.

San Foca miracoloso, prega per noi.

San Foca onorato, prega per noi.

San Foca proclamato, prega per noi.

San Foca festeggiato, prega per noi.

San Foca nostra speranza, prega per noi.

San Foca beato in cielo, prega per noi.

San Foca Patrono di Francavilla. prega per noi.

 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.

Prega per noi, San Foca, nostro Protettore.
Perchè siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

 

PREGHIAMO: O Dio, nostro Padre, che hai dato la corona del martirio a San Foca, nostro amabile Patrono, concedi a noi, che per suo mezzo siamo liberati da ogni pericolo dell'anima e del corpo. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

 

VITA DEL SANTO

 

Foca l’Ortolano, martire di Sinope, santo, sue reliquie insigni sono conosciute, già alla fine del VII secolo, sia a Roma che a Costantinopoli. Alcune di queste sono all’altare maggiore di S. Marcello al Corso. Il Piazza (1703) ricorda l’esposizione della testa a S. Marcello. 
M.R.: 5 marzo - In Antiochia il natale di san Foca Martire. Dopo molte ingiurie sofferte nel nome del Redentore, trionfò felicemente dell’antico serpente. Ciò è confermato ancora oggi ai popoli con questo miracolo, che, se alcuno è morso da un serpente, appena tocca con fede la porta della Basilica del Martire, subito, resa vana la forza del veleno, viene risanato.

Foca lavorava come giardiniere a Sinope (Ponto Eusino), dove visse tra il I e il II secolo. Era molto stimato per il suo senso di ospitalità e per la sua generosità. Fu denunciato come cristiano e quindi ricercato per essere messo a morte. Egli stesso ospitò e nutrì coloro che, senza conoscerlo, lo stavano cercavano e provvide ad organizzare la sua sepoltura scavandosi la fossa, quindi di rivelò ai suoi ospiti che lo martirizzarono. E' invocato contro il morso dei serpenti ed è patrono dei marinai. 

 

Ed ecco un'orazione al Santo scritta dal parroco di Altavilla: don Pasquale Sergi

  • Santu Foca quandu era l’infidili ed era de la curti bon sardatu, venia nu juornu e pensau a la fidi, e de nuostru Signuri fu toccatu.
  • San Foca quando non era ancora credente ed era della corte buon soldato, pensò un giorno di abbracciare la fede cristiana, toccato dalla bontà di nostro Signore.
  • Pua dassau l’armi e cuminciau a patira; a chiju puntu vozza vattijatu.
  • Poi lasciò le armi e cominciò a patire per la fede; a quel punto volle essere battezzato.

De pua se vozza fara nu giardinu e tutti l’alimenti avia chiantatu; avia chiantatu fuogghi e petrusinu: paria lu Paradisu rigistratu.

E poi ha voluto farsi un bel giardino dove piantò cose buone da mangiarsi; e aveva piantato foglie di prezzemolo: sembrava un vero e proprio Paradiso.

Agenda nda passava de continu, li rifriscava e non volia pagatu; e jia passandu n'agenta riunda; Santu Foca ci vozza addimandari: "agenti, duva jati a' ssu pandinu?".

Na bona ndulgienza avimu e fara.

La gente passava di là continuamente ed egli la ristorava e non voleva essere pagato; e si trovava a passare anche gente forestiera; San Foca volle doman­dare: “O gente, dove andate da queste basse parti?”

 

 

Dobbiamo portare a termi­ne un incarico importante.

"Chiaviti e fara a mia dicitimilu, quarche nderizzu vi porria dunari".

Cercamu a Foca e non lu canuscimu, ca lu patruni lu vo castigara.

"Nàtimi tiempu finu a lu matinu, ca vi lu fazzu avira nta li mani. Stasira vuogghju assiemi mu mangiamu, puru nu buonu liettu pe dormira".

“Quel che dovete fare, ditemelo, vi potrei dare qualche utile indirizzo”-

 

Cerchiamo un tale di nome Foca e non lo conoscia­mo, perchè il nostro capo lo vuole punire-

 

“Datemi tempo fino a domani mattina, ed io lo affiderò alle vostre mani”; ma questa sera voglio che mangiamo assieme e darvi un buon letto per dormire”.

 

Ficìa mangiari triccientu persuni de chija rrobba chi sapia cercara; dopu pranzu cacciaru lu vurzuni, a Santu Foca volienu pagari.

Iju nci dissa: "vi sù servituri; la rròbba non la tiegnu pe dinari. La rròbba non la tiegnu pe dinari, l’aju acquistata cu li mia suduri; lu Paradisu mi vuogghiu acquistara".

Fece mangiare trecento persone con quel cibo che  sa­peva trovare; dopo pranzo i soldati aprirono il borsone e volevano pagare San Foca.

 

 

Lui gli disse: "vi sono servitore; le provviste non le tengo per fare dena­ro. Le provviste non le tengo per fare denaro, le ho procurate con i miei sudori; il Paradiso mi voglio acquistare”.

 

Quandu fu juornu dissaru: Partimu! duv’è l’amicu chi tu n’hai de dara?

"Eccu! si mi vuliti cchiu vicinu. Io sugnu Foca: ch'haju fattu e mala?".

 

Tutti chiji sordati stupidiru; unu cu natru sincignaru a guardara.

 

Ca nui cu quala cora lu tradimu? ni dunau de viviri e mangiari, puru nu buonu liettu pe dormira!

"Ligatimi, si maviti e ligari, pe mmia nommu ndaviti richiamuri; cammia li strazi mi sugnu favuri".

Quando si fece giorno, dissero: Partiamo! dov’è l’amico che ci devi consegnare?

 

“Ecco, se mi volete più vicino. sono io Foca: che ho fat­to di male?”.

 

 

Tutti quei soldati trasalirono; incominciarono a guar­darsi l’un l’altro.

 

 

Ma con quale cuore lo tradiamo? ci ha dato da be­re e da mangiare, e un buon letto  per dormire!

 

 

“Legatemi, se dovete legarmi, perché non dobbiate essere rimproverati per causa mia; a me gli strazi sono favori".

 

E lu trattaru de parti civili e lu ligaru cu lu maccaturi; a li mani ci miseru lli nguanti, a li peda catini e ferramenta.

 

Pua, quandu furu a chija curti stanti, li primi duoni furunu li turmienti.

 

De pua spediru triccientu persuni pe chiji vosca, mu ajihunu animali; e hannu trovatu vipari e scurpiuni, serpenti ed ogni sorta d’animali.

 

De pua pigghjaru morteja e picuni, na scura fossa vozzaru scavara.

Pua pighjaru a nostru Protetturi, nta chija scura fossa lu calaru.

 

Tutti chiji animali s’appartaru, e d’unu chi ndavia lu cchjù maggiuri... e d’unu chi ndavia lu cchju maggiuri si lu tenia 'mpugnatu nta li mani.

 

Cu la testuzza si venia a nchinara, cu la lingua nci liccava li suduri.

 

E lo trattarono secondo le regole e lo legarono con un fazzoletto; gli misero guanti alle mani e catene di ferro ai piedi.

 

 

Poi, quando furono davanti a quella corte giudicante, i primi doni fu­rono i tormenti.

 

 

Quindi spedirono trecento persone per quei boschi dove vi sono animali; ed hanno trovato vipere e scorpioni, serpenti ed ogni tipo di animali.

 

 

 

Poi presero martello e piccone, vollero scavare una profonda fossa.

 

Poi pre­sero il nostro Protettore, in quella oscura fossa lo calarono.

 

 

Tutti quegli animali si fecero da parte, ed uno che sembrava il più grosso se lo teneva stretto fra le mani.

 

 

 

 

Con la piccola testa s'inchinava, con la lingua gli asciugava i sudori.

 

  • All’uottu juorni li sordati jiru mu vidanu s’è muortu o s’era vivu.
  • Quandu chija scura fossa l’apriru, vittaru splendori e jiornu chiaru.

 

Tutti chiji miraculi scriviru, a lu luoru patruni li mandaru.

 

Vui jativinda o sbirri e malandrini, cacciatulu via, chissu è magaru.

 

E l’hannu misu supa ngrolisinu; pe tutta la città lu girijaru.

Pe tutta la città lu girijaru, a la chiesi de Roma lu trasiru.

 

A la chiesi de Roma lu trasiru, a l’ataru maggiori lu posaru.

Lu Santu Papa lu benediciu e cu li mani sua l’uncurunau; a Francavija ni lu cunduciu.

 

O Francavija felice e biata, mo chi l’aviti stu Santu abbucatu, potiti caminara vosca e strati, pegura de nimali non teniti.

 

De pesta e terramota liberati particulari li vuostri divuoti.

 

Calici d’uoru e calici d’argientu o Santu Foca mio vi l’appresientu.

 

Si non vi dassu quantu v’ammeritati, o Santu Foca mio mi perdunati.

 

Mi perdunati cuomu peccaturi, cuomu perduna a nui nuostri Signuri.

 

Si fina la raziuoni e non va cchiù, o Santu Foca mio, vi la dissamu a vui.

 

  • All’ottavo giorno, i soldati andarono a vedere s’era morto o vivo.
  • Quando aprirono quell’oscura fossa, videro splendori e giorno chiaro.

 

Misero per iscritto tutti quei miracoli, al loro padrone li mandarono.

“Andatene o sbirri e malandrini, cacciatelo via, questo è uno stregone!”.

 

E l’hanno messo sopra la groppa d'un asino; lo portarono in giro per tutta la città.

 

Per tutta la città lo portarono in giro, lo fecero entrare nella Chiesa di Roma.

 

 

Nella chiesa di Roma lo fecero entrare, lo posarono sull’altar maggiore.

 

Il Santo Papa lo benedisse e con le sue mani lo incoronò; a Francavilla ce lo ha condotto.

 

 

 

O Francavilla felice e beata, ora che avete questo Santo come avvocato, potete camminare per boschi e strade, paura di animali non dovete avere.

 

Da peste e terremoto liberate in particolare i vostri devoti.

 

 

Calici d’oro e calici d’argento o san Foca mio io vi affido in dono.

 

 

Se non vi lascio quanto vi meritate, o San Foca mio perdonatemi!

 

Mi perdonate come peccatore, come perdona a noi nostro Signore.

 

 

Se la preghiera finisce e non va oltre, o San Foca mio, ve l'abbiamo recitata.

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